Comunità, individuo e globalizzazione sono i tre concetti fondamentali al cui approfondimento, come recita il suo stesso titolo, è dedicato l'interessante saggio curato da Giovanna Cavallari, ordinario di Storia delle dottrine politiche presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università "Tor Vergata" di Roma.
Si tratta di un libro denso di concetti e approfondimenti che merita una lettura attenta e senz'altro impegnativa.
Il volume, costituito da una serie di saggi di autori diversi, si divide in due parti: la prima è dedicata ad un approfondimento del pensiero politico di alcuni filosofi del passato più o meno recente, figure cardine quali Spinoza, Kant, Marx, Horkheimer; la seconda, invece, è costituita da riflessioni più direttamente attinenti al tema della globalizzazione.
La lettura della prima parte del testo fornisce un quadro estremamente interessante dell'analisi, sviluppata da parte dei pensatori di alcuni concetti - quali, ad esempio, il rapporto tra comunità e individuo, tra Stato e cittadini, tra governati e governanti - che rende il loro pensiero politico particolarmente attuale. Numerose sono le tematiche affrontate in questo excursus. Si parte dall'idea del declino dello Stato-nazione, che si è spogliato di parte della propria sovranità a favore di enti e organizzazioni politiche sovranazionali per poi analizzare come, parallelamente a questo fenomeno politico, si siano gradualmente sviluppati analoghi trend anche sotto il profilo economico, con la nascita di soggetti economici multinazionali il cui operato e i cui interessi prescindono sempre più dal territorio e dall'appartenenza nazionale.
Accanto a ciò viene evidenziato il nascere di nuovi soggetti politici che assumono nelle società moderne un ruolo sempre più rilevante: organizzazioni no profit e non governative, che operano a prescindere dal territorio in cui fisicamente sono situate, a tutela di interessi che ormai solo a livello sovranazionale possono trovare reali soluzioni e garanzie. Basti pensare a questioni quali l'ambiente, le biotecnologie, la sanità, la lotta al crimine e al terrorismo, lo sviluppo economico.
Nell'insieme dei numerosi spunti di riflessione offerti da questa lettura, val la pena di accennare all'analisi del pensiero spinoziano, in particolare per quanto riguarda il rapporto tra istituzioni politiche ed estremismo religioso e all'affermazione che solo la reale integrazione della moltitudine nelle prime può sottrarre questa dalla tentazione del secondo, quasi ad avvertire, noi uomini del XXI secolo, che nella partecipazione democratica e nell'espressione della libertà individuale si trova l'alternativa all'estremismo religioso. Nel commentare il Trattato teologico-politico, Alessandro Pandolfi, autore di questo saggio, ci dice qualcosa del pensiero spinoziano particolarmente illuminante in questo momento storico: "Il regno di Dio non è quindi esclusivo di una nazione e di nessuna comunità determinata, ma è lo spazio politico che dà a tutti (pagani, turchi, cristiani, ebrei, ecc.) la possibilità di esistere liberamente e prosperare".
Altrettanto attuale sembra l'analisi del pensiero kantiano di Gustavo Gozzi, laddove si parla di diritto cosmopolitico basato non tanto su principi regolanti le relazioni tra Stati quanto sulla garanzia del diritto delle genti, degli individui. Da ciò ne deriverebbe che una qualunque organizzazione internazionale che si prefiggesse come scopo il mantenimento della pace e che prevedesse la possibilità di intervenire, anche militarmente, a tutela di questa per la soluzione delle controversie internazionali non potrebbe trovare la sua legittimazione se non nella garanzia dei diritti fondamentali dell'uomo, prima ancora che nella legittimazione costituzionale degli Stati membri.
A questo proposito, Maria Pia Paternò, autrice del saggio contenuto nella seconda parte del volume e dedicato al rapporto tra le donne e la pace nell'era della globalizzazione, afferma: "La pace non è solo assenza di guerra, violenza e ostilità, ma una situazione in cui tutti hanno eguale accesso alla giustizia economica e sociale e all'intero spettro di diritti umani e libertà fondamentali".
Il mantenimento della pace sembra dunque, ancora una volta, passare per il rispetto e la garanzia dei diritti umani e delle diversità culturali e religiose. Senza questi presupposti non è possibile, secondo gli Autori di questo testo, parlare di democrazia e sviluppo.
E, in questo contesto, un ulteriore interrogativo sorge: "La globalizzazione economica è un rischio per la democrazia?" Come lo stesso premio Nobel Amartya Sen sostiene, "non c'è crescita senza democrazia" e, oggi, non ha più senso considerare il tasso di crescita economica come indicatore del buon funzionamento di un qualsiasi sistema. Bisogna tener conto della qualità della vita, considerare l'efficienza economica non solo in termini di utilità ma anche di libertà, non affrontare la questione sotto il profilo della quantità di ricchezza prodotta quanto in relazione alla redistribuzione di questa tra la popolazione mondiale.
I diritti di libertà e la democrazia sembrano quindi essere i presupposti essenziali per garantire lo sviluppo dei paesi arretrati e la globalizzazione, fenomeno che mette ancora di più in crisi il ruolo e il potere degli Stati-nazione, non assume più, in questo quadro, i connotati di un fenomeno a valenza negativa ma diventa una realtà che potrebbe favorire la diffusione dello sviluppo se accompagnata da un totale ripensamento dei rapporti politici ed economici.
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